Amnesty International sull’accordo Italia-Libia si chiede: “cosa c’è scritto?”

Amnesty International Italia, preoccupata per la “negativa situazione dei diritti umani nel paese nordafricano” chiede alla ministra dell’Interno Anna Maria Cancellieri di rendere pubblico il testo firmato martedì 3 aprile. “Tutelare migranti e richiedenti asilo“. Cosa c’è scritto nell’accordo tra Italia e Libia sull’immigrazione firmato a Tripoli dalla ministra dell’Interno Anna Maria Cancellieri? Lo chiede, con legittima insistenza, Amnesty International Italia, preoccupata sulla “negativa situazione dei diritti umani nel paese nordafricano“. In particolare, Amnesty ricorda “i maltrattamenti di migranti subsahariani, ritenuti collettivamente, assieme ai libici di pelle nera, lealisti pro-Gheddafi o sanzionati da uno status d’immigrazione irregolare“. In una lettera inviata il 4 aprile alla ministra Cancellieri, la direttrice di Amnesty International Italia Carlotta Sami fa appello alle assicurazioni ricevute dalla ministra Cancellieri nel corso dell’incontro del 15 marzo, circa la trasparenza delle negoziazioni e chiede, poiché un primo accordo di cooperazione con la Libia è stato già firmato in occasione della visita, che il testo sia reso pubblico. Amnesty International Italia ricorda le richieste già formulate al governo italiano. Innanzitutto, qualsiasi forma di collaborazione con la Libia dovrebbe avere “come presupposto un miglioramento dei diritti umani nel paese“, essere “trasparente e subordinata all’impegno e alla capacità delle due parti di rispettare appieno i diritti umani di richiedenti asilo, rifugiati e migranti“, e risultare “in linea con il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale dei rifugiati“. Il governo italiano dovrebbe anche “utilizzare i propri rapporti diplomatici privilegiati con la Libia per chiedere alle autorità di Tripoli di stabilire al più presto la base legale della presenza dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati in Libia, attraverso un memorandum d’intesa che consenta lo svolgimento di attività di protezione quali registrazione, determinazione dello status di rifugiato e visita ai luoghi di detenzione“. Dovrebbe inoltre “fermare le uccisioni illegali e altri attacchi violenti; porre fine agli arresti e alle detenzioni arbitrarie; prevenire la tortura e altri trattamenti disumani e degradanti; ripristinare lo stato di diritto, anche combattendo il razzismo e la xenofobia e attuando un processo di disarmo e di smantellamento degli organismi responsabili delle violazioni dei diritti umani“. Nella lettera Carlotta Sami reitera l’apprezzamento di Amnesty International Italia per le dichiarazioni pubbliche della ministra Cancellieri in merito alla necessità di rispettare la sentenza della Corte europea dei diritti umani sul caso Hirsi Jamaa e altri contro l’Italia. “Quella sentenza – scrive – è una pietra miliare del diritto internazionale dei diritti umani e conferma l’impossibilità di una qualsiasi collaborazione con la Libia in materia di controllo dell’immigrazione, giacché nel paese mancano al momento anche le minime garanzie nei confronti dei diritti e delle libertà fondamentali“. Ad ogni modo, è un dovere della ministra Cancellieri rendere pubblico l’accordo ed è un diritto dei cittadini italiani conoscerne i dettagli.

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