Un milione di giovani in meno al lavoro dal 2008 a oggi

Secondo i dati sulla disoccupazione giovanile pubblicati dall’Istat, tra il 2008 e il 2011 il numero degli occupati tra i 15 e i 34 è calato di un milione e 54 mila unità, passando dai 7 milioni e 110 mila di quattro anni fa ai 6 milioni e 56 mila dello scorso anno. Le giovani generazioni sono dunque quelle che scontano più di ogni altro gli effetti della crisi economico-finanziaria che a partire dal 2007 ha travolto il mondo occidentale. L’Istat, inoltre, fa notare che solo tra il 2010 e il 2011 il numero dei giovani occupati (15-34 anni) si è ridotto di 233 mila unità. Ancor più drammatica la situazione dei giovanissimi (fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni), la cui quota di occupati è crollata del 20,5% tra il 2008 e il 2011 (303 mila unità in meno). Ancora, dal confronto Istat sulle medie annue emerge anche il numero degli occupati nella classe d’età compresa tra i 55 e i 64 anni è aumentato del 15% tra il 2008 e il 2011. Gli occupati adulti, in particolare, sono cresciuti di 376 mila unità nell’arco di tempo preso in considerazione dall’Istat, passando dai 2 milioni e 466 mila di tre anni fa ai 2 milioni e 842 mila dello scorso anno. Su questi numeri ha inciso sensibilmente il boom dell’occupazione femminile seguita al provvedimento che, recependo la sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla parificazione dei criteri pensionistici tra uomini e donne, ha innalzato l’età pensionabile delle donne. Il numero delle occupate over 55 è infatti cresciuto del 23% tra il 2008 e il 2011, con un aumento pari a 202 mila unità. Colpisce però il dato riferito alle donne del Mezzogiorno, con la quota di occupate che scende al 23,2%. D’altra parte nel Sud e nelle Isole risulta particolarmente ridotto anche il tasso relativo agli uomini (39,5%), di gran lunga inferiore rispetto a quanto si registra al Nord (61,5%). Più contenuto, sempre per quanto riguarda la fascia 55-64 anni, l’aumento dell’occupazione maschile, cresciuta di 174 mila unità (+11%). La Cgil ha commentato la notizia con il segretario confederale Vincenzo Scudiere, che ha attaccato l’esecutivo Monti: “La credibilità e l’efficacia delle politiche economiche del governo si misura esattamente dalle politiche per la crescita, rispetto alle quali si registra un grave ritardo. Se da una parte si contano un milione di under 35 occupati in meno in tre anni – continua Scudiere – dall’altra abbiamo tre miliardi di ore di cassa integrazione relative allo stesso periodo: un combinato disposto che figura la pesantezza di una crisi che si abbatte prevalentemente sulle fasce più deboli, i giovani”. Per risolvere il dramma della disoccupazione giovanile, Scudiere propone una ricetta abbastanza semplice: “Bisogna correggere il provvedimento sul mercato del lavoro guardando ai giovani che sono soggetti a lavoro frantumato e precario, senza diritti e senza protezione. Vanno riviste le norme del ddl per allargare e includere le parti più deboli”. Il segretario della Uil Luigi Angeletti è andato oltre i dati divulgati dall’Istat sostenendo che seconde le stime in possesso del suo sindacato la situazione quest’anno potrebbe essere ancora più drammatica. Per la Uil, infatti, solo nel 2012 i posti di lavoro a rischio sono oltre 200 mila. “Secondo nostre stime – ha dichiarato il segretario della Uil – quest’anno, senza interventi, sono a rischio oltre 200 mila posti. E ancora non abbiamo conosciuto le tensioni sociali più serie che sono quelle che potrebbero essere provocate dai licenziamenti di massa delle persone adulte: eventi che distruggono davvero le vite”. Disoccupazione giovanile alle stelle, licenziamenti di massa degli adulti e tensioni sociali serpeggianti: questo sembra essere il funesto futuro che ci aspetta.

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